sleepless.
engineer, marketer, cook.
hopelessly geek.
ㄚ ㄉㄡ ㄚˋ.

Beliefs:

*Han shot first.
*MacGyver is my hero.
*The price will drop in a month, but I need it NOW.
*Because he loves him.

"願原力與你同在"
 
 
 
Touched Touched
by Paola Pittoni

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92 pgs, Premium Paper

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Little Italy
Tra le cose più difficili da riuscire a cucinare a Taipei ci sono le lasagne e la pizza.
Non perché, come erroneamente si possa pensare, non si trovino gli ingredienti base, aka la mozzarella, il prosciutto o il parmigiano. No.
Ma perché, nella tipica casa taiwanese, manca... IL FORNO.
E non parlo delle casettine microbiche di noi expat poveracci, ma di signorili ville a più piani con cucine degne di questo nome.

Tuttavia, per la fortuna degli italiani di Shida, la nostra università possiede una cucina che farebbe invidia anche a Gualtiero Marchesi.

Avete letto bene: la nostra UNIVERSITA', che offre anche corsi di gastronomia a vari livelli.

E quindi, per la fiera dedicata ai paesi del mondo, un manipolo di coraggiosi compatrioti tra i quali la sottoscritta, con l'aiuto di qualche fidanzata autoctona, ha deciso di svegliarsi presto e, ogni mattina, venire a girare la besciamella o fare il soffritto per il ragù per preparare lasagne, pizza e tiramisù nell'attrezzatissima cucina.

Risultato?
Allo Stand Italia, tutto sold out prima delle 12.30.











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Thursday 27 August 2009 @ 23:33 - link - 4 comments
Dite tutti CHEESE
Una delle grandi differenze culinarie del mio paese d'origine (o di quello vicino) e la mia patria di adozione è IL FORMAGGIO.

Al di là della spruzzata immancabile di parmigiano che firma più o meno ogni primo italiano, senza quasi accorgerci, il formaggio è un elemento base della nostra cucina.
Ve la immaginereste una pizza senza mozzarella? O le pere senza il cacio? O non avere in menù il risotto ai quattro formaggi, la focaccia allo stracchino, la fonduta con la fontina e nemmeno il tiramisù?
Persino no al toast con la sottiletta o ai formaggini Tigre?
Il taleggio, il quartirolo, la ricotta, il primosale, l'asiago e il pecorino?
Insomma.
Una vita triste.

E come farebbero a vivere i nostri cugini bleus?
(No, non i puffi. I Francesi).

L'altro giorno, in Provenza, al supermercato, mi sono resa conto che gli Italiani sono NULLA al confronto dei Francesi per quanto riguarda il banco dei formaggi.
Un intera 'isola' per quelli al pezzo e un paio di corsie di frigo per quelli confezionati.
Le immagini parlano da sole.

La smetto qui per non spammarmi il post da sola.

E a Taiwan?

Sebbene sia possibile riuscire a mangiare una pizza decente, con un ricordo più o meno degno di 'mozzarella' (con gli stessi risultati che separano la pizza di Spizzico da una tradizionale napoletana cotta in forno a legna), a meno di non spendere una cifra relativamente ENORME in un vero ristorante italiano, il formaggio è un elemento praticamente assente dalla cucina taiwanese e le ricette tradizionali mancano anche di burro (persino l'olio di oliva è una esotica rarità).
Con questo non voglio dire che tutto sia cucinato in modo scondito o al vapore.
Sfatiamo subito il mito da 'vedi che bello una cucina leggera' dicendo che, nella maggior parte dei casi, qui anche le verdure sono saltate con lo strutto.
Ma di burro e formaggi in genere, che noi tanto amiamo mettere nelle insalate, nelle frittate, nei primi, negli antipasti o come secondi a sè, non c'è traccia.

Questo significa una vita senza gorgonzola, brie o emmenthal?

Assolutamente no.
Se mi venisse una voglia compulsiva di roquefort alle 3 del mattino so di potere contare sul bancofrigo dei 家樂福 (Carrefour) aperti 24 ore e sparsi in tutta la città, dove non mancano mai i formaggi più noti, tanto quanto nelle nostre Esselunga non mancano i tacos o i preparati per fare i muffins.

E se volessi qualcosa di ancora più specifico, come il mascarpone Polenghi o la mozzarella Santa Lucia, potrei sempre rivolgermi al più costoso ma eccezionalmente fornito supermecato del 101.

Quindi, niente panico.
Anche qui e' possibile togliersi ogni soddisfazione, con l'unica pecca di pagare, in una citta' dove una cena costa 4 euro, il prezzo originale di una caciotta del GS: 2 euro e 50.
E trovandosi a trascorrere il giorno di Natale seduti ad un tavolo di un centro commerciale, con la più esotica cena che ci possa venire in mente.
A Taipei.

[La mia cena di Natale 2008]

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Monday 24 August 2009 @ 01:31 - link - 2 comments
Alice dentro lo specchio
I due mondi non posso coesistere.
Sono parti di vite diverse e distanti. L'uno esclude l'altro.
Oggetti, mura, luci diventano un taglia e incolla temporale. Qui e lì.
(Affittare nuovamente questa casa è stata la più grande idea che abbia mai avuto).

超奇怪的啦.

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Saturday 22 August 2009 @ 03:25 - link - 0 comments
Taiwan in Italy
Missing Taipei? SURE. But.

Diciamo che, in questo mese e mezzo, pur mancandomi la vera abbuffata quotidiana, ho tentato comunque di tenermi in allenamento con tutto cio' che sono abituata a scofanarmi.
Come anche:

珍珠奶茶 trovato in vendita in un baretto di Chinatown. Seppur CARISSIMO e fatto alla 'maniera di Hong Kong', ho quasi pianto quando ho visto l'insegna sulla vetrina.

火鍋. Agnello, maiale e manzo, con una montagna di verdure. Nella migliore tradizione Momo Paradise, ma senza bonazzi a servirtelo.

Ottimo お好み焼き cucinato dalla Narby (ma, a volte, anche comprato a mezzogiorno al ristorantino sotto casa).

Manzo saltato con cipolle come fanno al 士林夜市 e focaccette con il cipollotto.

Dolce di tapioca e frutta in latte di soia, lontano parente di gelatine di erba medicinale, 珍珠 e frutta (ci si accontenta di poco).

Sushi e sashimi "finche' non muori" in un brunch da 16.50 euro.

Almeno ora SO che anche in Italia, per un po', posso sopravvivere.

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Monday 17 August 2009 @ 17:21 - link - 1 comments
Vizi
Perche' l'Italia mi fa male.



Bonus.
Sembra che tutti i miei vecchi clienti avessero bisogno di assistenza nei miei due mesi di VACANZA.

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Friday 14 August 2009 @ 15:16 - link - 1 comments
Come M&M's [cit.]
Ok. Random facts.
Senza revisione, per una volta, che tanto cosa mi frega onestamente?
E sì, anche se non vi sembra, on topic qui.

A volte mi sento uno di quegli ABC che sanno parlare il cinese, ma non hanno la più pallida idea di come scriverlo.
No, non con il cinese (con quello vale esattamente il viceversa), ma con l'inglese.
Anzi, con l'americano, visto che mi hanno recentemente fatto notare che parlo con un FORTISSIMO accento da repubblicana di ceto medio-basso. (REPUBBLICANA? WTF?!).
Unfortunately, quando si tratta di scrivere it's completely another thing. And I'm galaxies -galaxies- far far away from the fluency that I have when I speak or, even, dream.
Come on, guys, I can also make some pretty good funny JOKES with this frakkin' language.
Ma non lo so scrivere. Period. Non correttamente almeno. Insomma. A Spelling bee avrei dei seri problemi con "banana" [cit.].
E questo è male perché, visto che io bloggo e non vloggo (e il Grande Demone Celeste un giorno mi punirà per questo uso criminale dell'italiano da bimbaminkia), sarebbe carino potere rendere partecipe delle mie cazzate tutti i miei amici -ai quali, peraltro, non fregherebbe una beata fava, ma queste sono quisquilie e pinzillacchere- che di italiano capiscono solo "pizza" e "ciao".
E poi si sa che io ho manie di onnipotenza. E farmi leggere da, tipo, TUTTO L'UNIVERSO (visto che, risaputamente, in TUTTO L'UNIVERSO si parla inglese) appagherebbe il mio Ego -in maiuscolo-. Non poco.
E vorrei scrivere pure in modo corretto. Intendo. Usando un BUON inglese. O americano. Whatever. Potato potahto, tomato tomahto. Insomma, sapere come dire "quisquilie e pinzillacchere". Impossibile e frustrante.

Mi sono accorta che le persone mi deludono. Cioè. Non alcune persone mi deludono. Mi deludono proprio LE PERSONE. Come impostano i loro microsistemi sociali.
Ok, tenermi lontana dall'umanità tutta per non farmi venire la bile a zampogna, non è esattamente una soluzione possibile. Ma, diciamo, che recentemente -e oggi in particolare- mi sono resa conto che più mi allontano da alcune perverse dinamiche da riunione di condominio e più sto bene. Fortuna, per non essere fraintesa da chi ha fisicamente trascorso la giornata con me, che poi esiste gente con la quale posso passare anche un paio d'ore senza che si creino problemi assurdi e, per l'appunto, in grado di farmi dimenticare che, in maniera generica, l'umanità mi delude sempre.
E voglio fare notare che questo rant non è una versione emo di "il mondo mi odia" o "odio il mondo" o "odio tutti" o "tutti mi odiano". No.
C'è più rassegnazione che incazzatura.
C'è delusione, disillusione, tristezza, forse. Non lo so.
Pretty much a mess.
Oh. I must remember how to say this. Wait.
世界全亂啦. 別煩我. 真的. 我無所謂. 隨便你們想要的. 我真的無所謂啦.

Ho notato che i tre più incredibili, geniali, imbecilli e seguiti videobloggatori (ok, ci rinuncio) di youtube (1 . 2 . 3) sono americani/australiani di origine asiatica. Che il fatto, povere anime, di venire probabilmente sfottuti fin dalla terza asilo come chink abbia affinato loro il senso dell'ironia? Oppure la verità è che l'asiatico è hot?
Non ne ho la più pallida idea, ma continuerò a seguirli insieme agli altri milioni (!) di subscribers.

Oggi Teresa mi ha resa felice. E DI BRUTTO. Per il messaggio in sé, per quello che il messaggio diceva e per il fatto che abbia voluto condividere in diretta. CON ME.
Io amo la D. Teresa ama la D.
E la D, AMA. Ecco.

L'altro giorno ero da Feltrinelli per cercare un libro di storia e, visto che ero in anticipo per un appuntamento, mi sono messa a girovagare per la libreria.
Ho visto che la sezione "narrativa di viaggio" era abbastanza fornita (quasi due scaffali grandi) e c'erano veramente resoconti da tutte le parti del mondo, anche quelle difficilmente posizionabili sull'atlante. Sulla Cina, neanche a dirvelo, c'erano almeno 20 libri diversi, dai comici ai romantici, dai nostalgici ai politici. Sul Giappone, un'intera sezione. E sì, intendo, tutti reportage di viaggio, non volumi economici o saggi.
Quindi, anche spronata dalla recente versione in italiano (!) della guida turistica del National Geographic, una assoluta novità nel campo editoriale che, fino all'anno scorso, sotto la lettera "T" prevedeva solo vademecum dettagliati su Tunisia Turchia Tobago Tanzania Thailandia Tasmania e Turkmenistan -con tutto il rispetto per gli, immagino, bellissimi Tasmania e Turkmenistan-, mi avvicino al punto informazioni e chiedo se nella sezione "narrativa di viaggio" ci fosse qualche libro su Taiwan.
Mi ricordo che, l'utima volta che ho chiesto qualcosa in una libreria Feltrinelli, è stato quando, qualche anno fa, chiesi se avevano il dvd di Calda Emozione, sentendomi rispondere, con derisione mista ad imbarazzo, "noi quelle cose non le teniamo". Poco importa che io gli avessi poi spiegato che Calda emozione era lo sfortunato titolo italiano di White Palace, un normalissimo -e peraltro bel- film del '90 con Susan Sarandon e James Spader.
Sfortunatamente per me, anche questa volta, i ben due commessi al banchetto informazioni si sono guardati in faccia con una compatita aria disgustata dicendomi "TAIWAN? No, GUARDI, di certo non c'è nessuna 'narrativa di viaggio' su TAIWAN".
E notate che "TAIWAN" e "GUARDI" vanno detti con una nota di lieve e snobistico raccapriccio, come a prendere le distanze da me, la pazza freak che può chiedere una cosa tanto STUPIDA come un libro del genere.
Suvvia, che idee! Che assurdità può essere che qualcuno voglia scrivere ed ancora di più leggere un libro che parli di un viaggio a Taiwan. Che sciocchezza!
Quella finta sorpresa indignata da società bene. Avete presente? Come quando, nel Paese delle Meraviglie, Alice descrive le cose come le conosce e tutti hanno questo atteggiamento di superiorità classista nei suoi confronti, come a dirle, con compatimento ma tu non sai davvero nulla, Alice!.
E tu, Alice, sei educata e te lo lasci dire, ma, in fondo, no, accidenti, tu l'hai sempre visto andare avanti in un altro modo, il mondo. Perché queste strane persone ti dicono che non ne capisci nulla?
E' frustrante.
Per la cronaca, alla fine e come benservito, mi hanno aggiunto "ma può provare alla Feltrinelli Internazionale. Magari in inglese c'è".
Evvabbé.
E mentre me lo dicevano, io dentro di me pensavo che, beh, a me sarebbe proprio piaciuto scriverlo, un libro su Taiwan. E, alla faccia loro, mi sarebbe piaciuto scriverlo in italiano e con parole come quisquilie e pinzillacchere e farlo così BENE da essere ANCHE tradotto in inglese.
E che a me, cazzarola, sarebbe soprattutto piaciuto LEGGERLO.

Il biscotto della fortuna diceva:
"Ti piacciono le sfide, e dai il meglio quando sfidi te stesso."



Ps.
For the record.
Anche su amazon e in inglese, non c'è molto da stare allegri per quanto riguarda i libri pubblicati su Formosa. Andiamo da "Travels in Taiwan" di Gary Heath, un resoconto sulle scalate alle montagne dell'isola (ok, boooooring) a "Not SARS Just SEX - Life in Taipei during SARS" di Gits Ferrari (il peggiore titolo di libro EVER) e "Culture and Customs of Taiwan" di Gary Marvin Davison e Barbara Reed (serio, ma di certo il più appetibile del gruppo, nonostante si avvicini troppo al saggio e il mio punto era trovare "narrativa di viaggio").
Ancora una volta si salva la rete, con i già citati "David on Formosa", "The Daily Bubble Tea", "Cap sur Taiwan", "Six Trains, Two Boats, One Adventure" e altri 150mila blog di qualità varia.

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Monday 3 August 2009 @ 09:32 - link - 1 comments